Come aveva auspicato lo stesso tecnico Pippo Inzaghi nel dopopartita di San Siro, anche i tifosi del Benevento speravano in un colpo dell’ultima ora che rafforzasse numericamente il pacchetto centrale difensivo. I tentativi del diesse Pasquale Foggia di anticipare l’arrivo del promettente difensore franco tunisino Montassar Talbi si sono però infranti contro il muro invalicabile eretto dai turchi del Rizespor. E’ fallito anche il tentativo in extremis per l’acquisto di un promettente centrale nordeuropeo, che comunque non avrebbe riscaldato il cuore della torcida giallorossa.
Qualche tifoso, forse ancora ammaliato dai roboanti nomi deleteriamente circolati lo scorso inverno (Ibrahimovic e Mandzukic su tutti), si aspettava un colpo a effetto che invece non è arrivato nè in estate, nè nel mercato di riparazione di gennaio. Eppure in un anno il mondo è cambiato a causa della pandemia, i bilanci delle società di calcio sono improvvisamente peggiorati e persino un colosso come Suning (proprietario dell’Inter) è in grossa difficoltà. Neanche il Benevento è ovviamente sfuggito alle conseguenze di questa catastrofe planetaria. A testimoniarlo, sempre che ce ne fosse bisogno, è anche un interessante articolo apparso nelle scorse ore su Calcio Finanza, che spiega:
“Tra gli effetti del Covid e gli investimenti in stipendi e giocatori, il Benevento ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2020 con un rosso di oltre 25 milioni di euro, quasi raddoppiando la perdita di 13,9 milioni con cui aveva chiuso l’esercizio 2019. Nel dettaglio, il Benevento ha chiuso la stagione 2019/20 con ricavi pario a 8,1 milioni di euro, con una fetta di entrate tuttavia spostata nel 2020/21 a seguito della conclusione del campionato dopo il 30 giugno 2020. Un calo legato anche all’assenza del paracadute (che aveva garantito 9,4 milioni nel 2018/19) e alla contrazione dei ricavi da gestione dei calciatori, scesi da 3,4 a soli 151mila euro.”
L’esercizio si è così chiuso con un rosso pari a 25,5 milioni, in aumento rispetto al -13,9 milioni del 2018/19. Perdite che hanno costretto il patron Oreste Vigorito, tramite la sua holding Maluni, ad aprire il portafoglio:
“Solo nelle ultime tre stagioni infatti dal patron Vigorito sono arrivati circa 50 milioni di euro, di cui 22 nel corso del 2019/20 e un milione già versato nel corso della stagione attuale“.
E’ evidente dunque che il patron giallorosso meriterebbe una statuta da collocare nella principale piazza della città piuttosto che qualche mugugno di insoddisfazione per l’ultima campagna acquisti effettuata (Depaoli e Gaich). Ed è altrettanto evidente che anche il direttore sportivo Pasquale Foggia la meriterebbe perchè si è dovuto arrangiare con un budget ridotto e districare tra i paletti imposti dai famigerati indici di liquidità. Indici che, ricordiamolo, hanno fatto saltare molti trasferimenti in questo mercato di riparazione di gennaio.
C’è poco da recriminare, quindi, se si è puntato su giovani di prospettiva percorrendo la stessa strada che in passato ha consentito al Chievo Verona di resistere per oltre un decennio in Serie A (e di affacciarsi persino in Europa League), al Sassuolo di conquistare una presenza stabile a ridosso delle big e soprattutto all’Atalanta di insediarsi stabilmente tra le grandi del nostro campionato.
Sarà ovviamente il tempo a stabilire se ha avuto ragione il patron giallorosso o se verrà premiata, ad esempio, la faraonica campagna acquisti condotta dal magnate americano Krause per rafforzare un Parma (premiato dalle pagelle della Gazzetta) che, a differenza del Benevento, è apparso in evidente affanno nel girone d’andata. Il recente passato in ogni caso dovrebbe indurre a maggiori preoccupazioni i tifosi ducali piuttosto che quelli sanniti.
Il Benevento ha già dimostrato di avere basi solide e fondate ambizioni di crescita, anche dopo la dolorosa (ed economicamente sanguinosa) retrocessione di tre anni fa. Altre squadre, anche di grande tradizione, sono invece miseramente fallite dopo la retrocessione. Basterebbe questo per restare tranquilli e non lasciarsi andare a un pessimismo che per certi versi appare incomprensibile.
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