11 sconfitte su 11 incontri disputati, appena 4 gol all’attivo e 29 reti subite e un altro record negativo eguagliato: quello finora detenuto dai francesi del Grenoble che, nella stagione 2008/2009, persero 11 partite consecutive prima di riuscire a conquistare il primo punto in classifica contro il Monaco. E domenica prossima all’Allianz Stadium di Torino il Benevento potrebbe eguagliare anche lo storico record del Manchester United che, nel lontano 1930, perse addirittura le prime 12 partite di campionato.
Numeri che nella loro crudezza testimoniano la drammatica crisi in cui versa il Benevento e lasciano poco spazio alle giustificazioni, che pure potrebbero esserci, a partire dall’interminabile serie di infortuni che ha colpito soprattutto alcuni uomini chiave (tipo D’Alessandro o Ciciretti), dalla surreale vicenda Lucioni, che ha privato la squadra del suo leader indiscusso, e da qualche episodio sfortunato.
La realtà è, dunque, rappresentata dal fatto che l’attuale rosa, tra l’altro costruita con colpevole ritardo, non è adeguata ad affrontare un campionato di Serie A, come ha sottolineato ieri a Sky anche Paolo Condò al termine dell’incontro con la Lazio. A certificarlo del resto, oltre ai numeri, è la stessa scelta operata la scorsa settimana dal presidente Oreste Vigorito, che com’è noto ha licenziato in tronco sia l’allenatore Marco Baroni che il direttore sportivo Salvatore Di Somma.
Teoricamente tutto è ancora possibile, come dimostra anche la miracolosa salvezza conquistata lo scorso anno dal Crotone, ma realisticamente l’impresa appare difficilissima, quasi impossibile, anche perché la scossa che avrebbe dovuto determinare il cambio di allenatore ( e che pure si è intravista sia a Cagliari che ieri nella prima mezz’ora del secondo tempo con la Lazio) finora non ha prodotto risultati sconcreti ul piano della classifica generale.
Queste prime 11 giornate di campionato hanno sostanzialmente evidenziato il fallimento della scelta di puntare su giocatori di prospettiva, molti dei quali dalla spiccata propensione offensiva. Ieri, ad esempio, De Zerbi si è visto costretto a schierare nel pacchetto dei centrali difensivi due calciatori poco adatti a quel ruolo, come Venuti e Di Chiara. Altri, come Cataldi, Memushaj e Iemmello, che pure già militavano nella massima serie, non sono riusciti, a loro volta, a diventare un riferimento per i compagni meno esperti. Senza dimenticare, infine, l’inspiegabile involuzione di un irriconoscibile Letizia, che pure, appena due anni fa, con il Carpi era stato una delle sorprese del campionato di Serie A, o la scelta di puntare sulla scommessa Armenteros, e non su giocatori magari avanti negli anni ma dotati di quell’esperienza e personalità che, come dimostrano alcune recenti prestazioni di Pazzini e Romulo del Verona, possono risultare fondamentali in certi momenti della stagione.
Fortunatamente se sul campo la stagione rischia di diventare un vero e proprio calvario, sugli spalti si registra invece la pagina più bella scritta dal Benevento in questa prima annata in Serie A. Pagina che neanche qualche censurabile ed isolato episodio (tipo il comunicato prima della gara con l’Inter e lo striscione razzista contro De Zerbi), può minimamente intaccare. Mentre la squadra malinconicamente occupa l’ultima posizione in classifica, la tifoseria gareggia invece per il simbolico scudetto della passione e della sportività, come attestano anche i lusinghieri commenti delle principali testate giornalistiche. Insomma, una bella pagina di sport, quella che stanno scrivendo i tifosi del Benevento, soprattutto in un momento in cui altre tifoserie proiettano invece un’immagine non proprio edificante del sistema-calcio italiano.