L’intitolazione della rotonda ubicata nei pressi dello stadio Ciro Vigorito alla partigiana Maria Penna, la cui cerimonia ufficiale è in programma sabato 28 ottobre alle ore 11, finalmente colmerà un vuoto di memoria della città di Benevento. Memoria che, come scrisse il premio Nobel per la letteratura Octavio Paz, non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda.
La storia della beneventana Maria Penna è stata sottratta all’oblio dalla Solot Compagnia Stabile di Benevento e da iMusicalia, e in particolare da Amerigo Ciervo e Michelangelo Fetto, che hanno anche realizzato la pièce teatrale “La partigiana”, che verrà riproposta, sempre sabato 28 ottobre alle ore 21, presso l’auditorium S. Caterina di Palazzo Paolo V.
Una giornata, dunque, dedicata al ricordo della partigiana sannita che, come racconta Maurizio Gerace nella ricerca “Mary e Maria, due donne della Resistenza”, all’età di 25 anni sposò il coetaneo Rocco Caraviello, militante del Partito comunista d’Italia, organizzazione di cui divenne, dopo il matrimonio, anche il responsabile per l’intera Campania. Nel 1935 Rocco e Maria decisero di trasferirsi a Firenze, assieme ai loro due bambini (in seguito ne nasceranno altri due), dove aprirono un’attività di parrucchiere che, oltre ad essere la principale fonte di sostentamento, divenne anche un’utilissima copertura per il lavoro politico che i due coniugi continuarono a svolgere anche nel capoluogo toscano.
Nella primavera del 1944 l’attività del Comitato toscano di liberazione nazionale (CTLN) si fece più intensa e, di conseguenza, aumentarono anche le rappresaglie da parte dei fascisti. La sera del 19 giugno 1944 Rocco Caraviello partecipò ad una riunione per organizzare la liberazione di alcuni esponenti della Resistenza dall’ospedale militare. Durante la riunione irruppero nell’appartamento i fascisti della banda di Mario Carità che arrestarono i partecipanti e, poi, uccisero Rocco Caraviello con un colpo alla nuca nella vicina via Chiasso del Buco. Poco dopo la banda si recò a casa di Caraviello, mise a soqquadro l’abitazione ed, infine, portò via Maria Penna e Bartolomeo Caraviello, cugino di Rocco, che furono interrogati e torturati a Villa Triste, sede delle SS e della banda di Mario Carità.
All’alba del 21 giugno 1944 i fascisti caricarono su una macchina Maria Penna, Mary Cox e Vincenzo Vannini e li portarono in via Terzollina. Il Vannini, approfittando di un momento di distrazione dei suoi carcerieri, tentò la fuga e, benché ferito al fianco da alcuni colpi di arma da fuoco, riuscì comunque a dileguarsi. A quel punto i fascisti scaricarono la loro rabbia sulle due prigioniere, uccidendole e infierendo sui loro corpi.
Il 21 giugno 1986 il comune di Firenze collocò un cippo dedicato alla memoria di Maria Penna e Mary Cox all’incrocio tra via Terzollina e via di Capornia. Trentuno anni dopo anche a Benevento la memoria, per dirla ancora con le parole di Octavio Paz, diventerà un presente che non finirà mai di passare.