“Dopo l’ennesima vittoria, le inseguitrici del Benevento sono prossime alla rassegnazione: non siamo ancora al giro di boa e l’unica lotta che pare ancora aperta, in chiave promozione diretta, è quella per il secondo posto, che il Pordenone (in ritardo di 9 punti) ha blindato battendo ieri sera l’Ascoli (2-1, gol friulani di Burrai e Strizzolo e rete marchigiana nel finale di Cavion) lasciando che il vantaggio dei giallorossi sul terzo posto restasse di 14 lunghezze. Le parole di Nesta («Il Benevento ormai è andato») pesano come macigni sulla traiettoria del torneo cadetto, un campionato che finora ha avuto una sola, indiscussa padrona. La Strega quel 2 ce l’ha stampato a caratteri cubitali dietro la veste, ha inforcato la scopa ed è decollata alla velocità della luce verso il pianeta serie A. Sarà difficile riprenderla: sotto il braccio ha un pallottoliere, le serve come promemoria per i record che sta inanellando”.
A scriverlo è oggi Luigi Trusio sul Mattino che, poi, ricorda i tanti record agguantati dalla Strega:
“Come i 40 punti dopo 17 giornate che offrono una proiezione finale vicina a quota 90, meglio del record del Como nel torneo a 20 squadre (74 nel 2001/02), ma anche del Palermo in quello a 22 (86 nel 2013/14) e dell’accoppiata Palermo-Cagliari in quello a 24 (83 nel 2003/04). O come le sole 8 reti al passivo (una soltanto nelle ultime 8 gare), col 12esimo clean-sheet (quinto di fila), la porta di Montipò inviolata da 512 minuti. O come gli 8 successi su 9 in casa, con appena due gol subiti e 25 punti conquistati sui 27 a disposizione in quel «Ciro Vigorito» divenuto più impenetrabile di Fort Knox. Si potrebbe continuare all’infinito per decantare le gesta di questo Benevento, del capolavoro della triade Vigorito-Foggia-Inzaghi e di uomini e azioni che gli orbitano intorno, ma la verità è che non siamo ancora al traguardo di metà stagione e bisogna rimanere distaccati dalle emozioni, inchiodati sul pezzo”.
Un cammino travolgente, insomma, ma che ancora non basta per sentirsi già in Serie A.
“Forse non ci sono nemmeno più parole per narrare i primi 17 capitoli di un’impresa epica, ma la seconda parte e il finale sono ancora tutti da scrivere. Tante battaglie non fanno una guerra, ed è per questo che il generale Pippo si gode l’attimo, sorride compiaciuto, ma un istante dopo è già calato nello step successivo”.