Quello che andava assolutamente evitato purtroppo si è concretizzato: la sfida Benevento – Cagliari, in programma domenica prossima al Ciro Vigorito, sarà una battaglia all’ultimo sangue, la madre di tutte le partite.
La squadra giallorossa ci arriva in evidente affanno (un solo punto nelle ultime cinque partite) e soprattutto con il pesante fardello di una fragilità psicologica più volte emersa nei momenti topici della stagione. La squadra allenata da Semplici ci arriva invece al top, forte dell’eccellente condizione mentale derivante dai dieci punti racimolati nelle ultime quattro gare (l’ultimo dei quali strappato con i denti contro una delle squadre più in forma del momento). Sulla carta, dunque, i pronostici sono dalla parte dei sardi, ma la speranza dei tifosi sanniti resta saldamente aggrappata alla dea Eupalla, la divinità che secondo Gianni Brera assiste pazientemente alle goffe scarponerie dei bipedi e talvolta regala verdetti sorprendenti e inattesi.
Quella dea Eupalla che, ad esempio, accompagnò le gesta dei ragazzi di Inzaghi nella trasferta all’Allianz Stadium (unico acuto di un girone di ritorno disastroso) o nei play off che regalarono la prima e insperata promozione della Strega in Serie A. Ragion per cui occorre sempre crederci, anche quando la ragione sembra lasciare poco margine alle speranze.
Ma affinché si possa sovvertire un destino apparentemente ineluttabile occorre che il Benevento torni a essere la squadra brillante e volitiva che tra l’ottava (trasferta di Firenze) e la sedicesima giornata (trasferta di Cagliari) raggranellò la bellezza di ben16 punti in 9 partite (con una media di 1,77 punti a partita). In pratica solo due mesi, tra novembre e inizio gennaio, in cui la stella dei giallorossi ha veramente brillato, prima di oscurarsi. E’ dunque sbagliato parlare di girone d’andata da sogno e girone di ritorno da incubo perché la stagione della Strega va suddivisa in tre tronconi.
Nel primo, che va dalla vittoria di Marassi contro la Sampdoria al clamoroso tonfo interno con lo Spezia, sì è visto all’opera un Benevento coraggioso e spettacolare ma fragile in difesa. Cinque punti in sette gare, una media di 0,71 punti a partita, una difesa colabrodo (20 gol subiti con una media di 2,85 gol a partita), un attacco sprecone (solo 10 reti realizzati e una media di 1,42 reti a partita), 16° posto in classifica e un solo punto di vantaggio sulla zona rossa della classifica.
Poi, a Firenze il deciso cambio di passo con un assetto più prudente e qualche cambio in formazione. Da quel momento, e fino alla vittoria esterna di Cagliari (16° giornata), il Benevento ha innalzato la media punti a partita da 0,71 a 1,77 e soprattutto ha decisamente migliorato la fase difensiva (6 gol subiti in 9 partite con una media di 0,66 gol subiti a partita rispetto alla precedente di 2,85) pur continuando a mostrare una certa sterilità offensiva (solo 9 gol all’attivo, e cioè 1 rete a partita). Alla 16° giornata il Benevento era saldamente ancorato al 10° posto in classifica (parte sinistra della graduatoria) con un rassicurante vantaggio di 9 punti sulla zona rossa.
Dalla sconfitta interna con l’Atalanta del 9 gennaio (1-4) è poi iniziata la lenta e progressiva discesa dei giallorossi verso gli inferi della classifica: 10 soli punti (3 dei quali frutto dell’unica vittoria allo Stadium) in 18 gare con una media di 0,55 punti a partita. E soprattutto la difesa ha iniziato nuovamente a imbarcare acqua subendo la bellezza di 42 reti (una media di 2,33 reti a partita a fronte della precedente di 0,66), mentre l’attacco con 8 reti realizzate in altrettante partite ha invece confermato il precedente trend.
La differenza sta dunque tutta in questa maggiore fragilità difensiva, che in certe partite è stata persino attenuata dai ‘miracoli’ di Montipò e alla quale non hanno giovato nemmeno gli espedienti tattici messi via via in pratica da Inzaghi (vedi, ad esempio, il frequente ricorso al 3-5-2).
Anzi, i continui cambi di modulo e di posizione dei giocatori per trovare la giusta quadra hanno finito addirittura per minare le residue certezze dei calciatori. E così il Benevento è lentamente precipitato sull’orlo del baratro.
A quattro giornate dal termine non ci sono quindi alternative: o la Strega ritrova la compattezza difensiva, la concentrazione e lo spirito pugnace dei “due mesi d’oro” (ingredienti indispensabili anche per guadagnarsi i favori della dea Eupalla), oppure il destino dei giallorossi in quest’ultimo mese di campionato è irrimediabilmente segnato.