Il 4-3-3 non può più essere un dogma intoccabile

Cristian Bucchi in queste ore è finito inevitabilmente sulla graticola. E non poteva essere diversamente, visti i risultati e la qualità del gioco sinora espresso dalla squadra.

Il tecnico nelle ultime settimane ha provato a cambiare qualcosa. L’ultimo tentativo è stato quello operato sabato scorso con l’arretramento di Nocerino davanti alla difesa e il contestuale spostamento di Viola qualche metro più avanti. Poi, c’è stato anche il consueto passaggio, a partita in corsa, ad un più arrembante 4-2-4.

Le difficoltà in fase di prima impostazione

I risultati, però, non sono stati soddisfacenti, anche perché il punto debole del Benevento è continuato a essere la difficoltà in fase di prima impostazione. La stessa carenza che, tra l’altro, emerse anche un anno fa, subito dopo la squalifica di Lucioni. Poi, l’arrivo di Sandro, che sgravò Viola dai compiti di prima impostazione, e il contemporaneo arrivo del centrale difensivo Tosca, capace di impostare la manovra al pari di Lucioni, finirono per risolvere il problema.

La questione si è dunque riproposta perché Volta, Billong e Costa hanno mostrato di prediligere lentissimi e poco rischiosi giro-palla o inutili lanci in avanti, mentre Viola, come nella prima fase dello scorso campionato, ha mostrato evidenti difficoltà quando è pressato e deve andare a raccogliere la palla dai difensori. Un problema che Bucchi ha cercato di superare anche ricorrendo ai lanci lunghi di Puggioni ma anche in questo caso con scarsi risultati.

L’utilizzo del double pivot

Di qui probabilmente la necessità di valutare un radicale cambio d’impostazione tattica. Viola per rendere al massimo ha bisogno di un altro centrocampista al suo fianco. Per esperienza e per caratteristiche tecniche potrebbe essere Nocerino, per dinamicità e senso tattico potrebbe essere Del Pinto, che però al momento è infortunato.

L’utilizzo del double pivot necessita, a sua volta, anche della presenza di altri centrocampisti in grado di dare corsa e creare densità, vista la scarsa dinamicità di Viola e Nocerino. Questo, però, significa optare per un centrocampo a quattro e una difesa a tre (3-4-3) se si vuole continuare a sfruttare l’ampiezza di ali presenti in rosa (Insigne, Buonaiuto, Improta e Ricci), oppure optare per il 4-4-2 o il 4-2-3-1 se non si vuole rinunciare alla difesa a quattro.

I dubbi sul 4-3-3

Sono questi i dubbi che probabilmente dovrebbero attanagliare in queste ore la mente di Bucchi, che sabato scorso – non dimentichiamolo – è stato anche condizionato dalla contemporanea indisponibilità di Antei, Tuia, Bandinelli, Bukata e Del Pinto.

In ogni caso il 4-3-3, nonostante sia lo schema di gioco preferito dal tecnico e il vestito cucito addosso alla squadra in estate, non può più essere un dogma intoccabile, anche perché, come diceva la filosofa Helena Blavatsky, “i dogmi sono giocattoli che divertono solo i bambini incapaci di ragionare“.

Rispondi