Cristian Bucchi, il pragmatico che ama sfruttare i tagli e l’ampiezza di campo

C’è un luogo comune che ha accompagnato il tecnico del Benevento Cristian Bucchi per una parte della stagione: quello di essere integralista. Lo stesso allenatore più volte in conferenza stampa ha però garbatamente cercato di spiegare che non è propro così, che lui è piuttosto un amante del camaleontismo tattico. “Dobbiamo migliorare nella lettura della gara e a saperci adeguare ai momenti” ha ripetuto spesso ai giornalisti, quasi a voler sottolineare la sua elasticità in tema di schemi.

L’articolo di Trusio

Sull’agomento è tornato oggi Luigi Trusio sulle pagine sannite de Il Mattino: “La verità è che Bucchi non è mai stato un integralista perché, tanto per fare un ulteriore passo indietro, a Macerata in Lega Pro tre stagioni fa adoperava prevalentemente il 4-4-2 (con Buonaiuto a fare da elastico sul versante mancino e in qualche circostanza in cui serviva un assetto più spregiudicato Francesco Orlando, altro giocatore dalle caratteristiche offensive, schierato a destra), non disdegnando occasionalmente il 4-3-3 e il 3-5-2. In quella squadra oltre a Buonaiuto, capocannoniere con ben 10 reti all’attivo e valutato come miglior esterno della terza serie, il perno principale dell’ingranaggio era l’ex giallorosso Emanuele D’Anna, un esterno poliedrico al pari di Improta, che sulla fascia destra bilanciava la propensione offensiva di Buonaiuto ed era in grado di fare sia il laterale nel 3-5-2 che la mezzala nel 4-3-3. Un’idea tattica non casuale ma frutto di scelte precise in fase di mercato: Bucchi aveva già allenato Buonaiuto alla Torres due anni prima e D’Anna a Gubbio nella stagione precedente. La logica in questo caso evidenzia l’innata capacità di Bucchi nell’individuare i calciatori più versatili associata all’intuizione di costruire intorno a loro ogni nuovo progetto, anche in corso d’opera e con azzeramento di quello originario“.

Il pragmatismo

Parole che certamente non saranno sfuggite a Bucchi, un tecnico che ha più volte dimostrato di leggere quello che scrivono i giornali a proposito del Benevento. E sicuramente avrà apprezzato l’articolo perchè lui non si sente un integralista bensì un pragmatico. Un pragmatico che, però, non rinuncia mai ai tagli in mezzo al campo e cerca sempre di sfruttare al meglio l’ampiezza del terreno di gioco. Due caratteristiche che in fondo restano il suo marchio di fabbrica.

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