Bucchi e i dubbi di Vigorito nel tredicesimo anniversario di presidenza

Mai avrebbe potuto immaginare che nel giro di un mese il suo Benevento passasse dalle stelle della vittoria con il Cittadella (era il 16 febbraio) alle stalle delle tre sconfitte consecutive contro Livorno, Cremonese e Spezia. Quella sera, quando fece irruzione assieme al ds Pasquale Foggia nella sala stampa del Ciro Vigorito durante la conferenza del tecnico, il patron giallorosso sprizzava gioia da ogni poro. Oggi, invece, il presidente Oreste Vigorito spegnerà mestamente le candeline del tredicesimo anniversario della sua storia d’amore con la Strega. Il suo pensiero, più che alla ricorrenza, è rivolto quasi esclusivamente alla crisi che ha investito il Benevento e la sola domanda che arrovella il suo cervello da ieri sera è: come uscirne?

I tifosi contro il tecnico Bucchi

I tifosi, com’è logico che sia in questi casi, chiedono a gran voce la testa dell’allenatore. Nel calcio, è una vecchia regola, il primo a finire nel mirino della torcida quando le cose non volgono al meglio è sempre l’allenatore. Poi, a seguire è la volta dei calciatori e della società. Vigorito ne è consapole, il mondo del calcio ha imparato a conoscerlo molto bene nei suoi tredici anni al timone della società giallorossa ed è troppo navigato per seguire senza razionalità gli umori della tifoseria, a cui tra l’altro proprio quest’anno ha dedicato anche maggiore attenzione rispetto al passato (vedi la politica dei prezzi allo stadio).

A differenza di prima, quest’anno ha volato basso parlando di progetto triennale. L’impatto dello scorso anni con la Serie A fu traumatico. Persino troppo per un personaggio ambizioso e vincente come lui. Per questo motivo un anno fa si svenò nel mercato di riparazione per salvare almeno l’onore, e sempre per lo stesso motivo ha iniziato la stagione dicendo che la dignità sarebbe stata la bandiera del nuovo Benevento.

I rischi legati all’attuale classifica

Dignità che per certi versi rischia ora di essere in parte compromessa visto l’imbuto in cui si sono cacciati il tecnico Cristian Bucchi e la squadra. La tentazione di mandare via l’allenatore è forte, nonostante il grande feeling umano esistente tra i due, ma la scelta va ben ponderata. Non va, infatti, dimenticato che per accaparrarsi gli otto posti utili per la promozione diretta e l’accesso ai play off sono rimaste nove squadre e i punti che separano il Benevento da Cittadella e Spezia (a cui mancano ancora i tre punti della vittoria sub iudice con il Livorno) sono appena tre. Continuando così è quindi a forte rischio persino l’accesso ai play off, e cioè il reale obiettivo minimo della stagione.

Il presidente Vigorito sa bene che i cambi in corsa sono sempre un grande rischio. Quest’anno ce ne sono stati ben 16 nel campionato di Serie B. Alcuni hanno prodotto benefici (Corini e Stellone), altri hanno finito per peggiorare la situazione: basta volgere lo sguardo a Crotone, Padova e Foggia, dove sono stati costretti a richiamare in panchina Stroppa, Bisoli e Grassadonia. E poi c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare: il contratto di Bucchi scade a giugno. Di allenatori validi a cui affidare un progetto biennale al momento ce sono meno rispetto a quanti ce ne potrebbero essere in estate. Il patron della Strega è, insomma, immerso in questi pensieri e oggi sarà una domenica di profonda riflessione, nonostante ricorra il tredicesimo anniversario della sua storia d’amore con il Benevento.

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