Benevento – gruppo e atteggiamento: il Benevento ritrova compattezza, coesione, agonismo, aggressività, tenacia. Queste le armi messe in campo nel girone di andata e poi smagliatesi nel 2021. Nella partita più difficile, nel momento cruciale i gladiatori sanniti si ritrovano. E trovano la vittoria.
Gaich: assillante nel pressing, diligente nella fase di non possesso, rapace come i goleador d’altri tempi, efficace nel realizzare in occasione dell’unica chance a disposizione. Micidiale.
Hetemaj: È l’anima della squadra, sembra giochi per dare l’esempio. Copre, recupera e imposta in ogni modo, nei contrasti, da terra, saltando, tuffandosi. Gioca un calcio che è anche pentathlon. Irriducibile e trascinatore.
Foulon: dopo la gara da incubo con la Fiorentina, Inzaghi lo schiera per necessità, in mancanza d’alternative. Il belga ce la mette tutta e sulla fascia ingaggia un duello che dai toni epici con Kukusesky nel primo tempo e con Danilo nel secondo tempo. Nell’area propria è pericoloso con interventi sgraziati (vedi il primo episodio VAR) e potenzialmente dannosi (vedi episodio rigore su Chiesa). Merita il riconoscimento per lavoro sfibrante di copertura.
Montipò: salva in almeno due occasioni su Ronaldo. E questo gli vale quale bonus per l’uscita folle in scivolata che lo porta col pallone tra le mani fuori d’area.
De Ligt: difficile trovare una buona prestazione tra i bianconeri. L’olandese, che pure si rende protagonista di qualche svarione, è l’unico che a stento si salva nel naufragio.
Ronaldo: il Ronaldo involuto degli ultimi tempi. Spreca tre occasioni e due punizioni che in tempi normali gli sarebbero valsi almeno la doppietta. Irriconoscibile.
Arthur: si fa fatica a credere che abbia indossato la maglia blaugrana. Pirlo lo mette al centro del gioco ma lui non riesce a immaginare gioco. Scontato, lento, a volte impreciso. È autore del passaggio lungo, centro e orizzontale che Gaich accalappia per andare in gol. Impresentabile (ed è costato 70milioni).
Chiesa: inizia a sinistra. Viene annientato da Improta (ed è quanto dire) per 40′. Pirlo lo sposta a destra ma la musica non cambia. Secondo tempo più di rabbia che di gamba e testa. È protagonista di un episodio dubbio in area. L’arbitro non assegna il rigore, che pure poteva starci, probabilmente anche per il suo abbandonarsi. In penitenza.
Pirlo: schiera l’ennesima riformulazione del centrocampo impantanandosi nelle contromisure dell’amico, rivale per un giorno, Inzaghi. Nel secondo tempo prova ad avanzare i terzini e accentrare Kulusevsky e Chiesa. Unico effetto: assembramento inconcludente a ridosso dell’area giallorossa. Confuso.
Caprari: entra per uno sfibrato Lapadula. Non tiene mai palla, non salta mai l’uomo.